L’area rurale titernina, con i suoi prodotti a km zero e il suo olio d’oliva, eccellenza campana nel mondo, vanta una tradizione gastronomica genuina e popolare. Il piatto tipico di San Salvatore Telesino è un golosissimo sfizio salato, lo Strupp’l, un manufatto culinario invidiato dal Sannio intero. Facciamo attenzione: dire struppolo non vuol dire struffolo. Non si tratta, infatti, del dolce natalizio napoletano preparato con miele e canditi, ma è un rustico dall’aspetto tondeggiante, ruvido, oblungo che si distingue per il suo colore dorato, dato dall’olio dell’impasto e da quello della cottura.
Un rustico dal sapore intenso che richiama la tradizione contadina. Le sue origini risalgono ai Sanniti o forse agli antichi Romani, quando venivano preparati come versione salata dei crustoli calabresi, di cui riprendono la forma. Un’epigrafe trovata negli scavi archeologici dell’antica Telesia ci parla proprio di un banchetto a base di “mulsum et crustulum”, da cui l’ipotesi della loro provenienza. L’abbinamento ideale, vista la sua secchezza, è quello con salumi e formaggi stagionati e un buon bicchiere di vino rosso. Quest’ultimo, a dire il vero, è essenziale: nel gergo di San Salvatore, infatti, lo “strupp’l adda ndurza’ nganna” e deve invitare a bere.
RICETTA: 1 kg di farina, lievito, 1 bicchiere d’olio evo, 10 uova, 1 cucchiaio di sale, pepe q.b., abbondante olio per frittura. Impastare gli ingredienti e alla fine aggiungere il lievito stemperato in acqua calda. Far lievitare per circa un’ora, in un luogo caldo, in un cesto in vimini ricoperto con un panno di lana. Una volta cresciuto, tagliare l’impasto a tocchetti di circa 8 cm e conferire loro il tipico aspetto corrugato strofinandoli sul cesto. Friggere a fuoco lento, scolarli quando prendono un colore dorato.
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