
De Zerbi e il Benevento contro, 1814 giorni dopo l’ultima volta. Campionato di Lega Pro, quello della prima storica promozione in Serie B della Strega. Un campionato segnato dal dualismo sconfinato in vera e propria lite tra il tecnico bresciano e l’allora manager del Benevento Gaetano Auteri. Una rivalità che acuì i dissapori tra la piazza sannita e quello che all’epoca era la guida dei satanelli.
Milleottocentoquattordici giorni dopo sarà un confronto diverso, in un contesto diverso, con animi diversi. Perché a guardare indietro a quel passato non si torna oramai a quasi cinque anni fa, ma al ben più recente matrimonio consumatosi tra De Zerbi e Vigorito, quando il club giallorosso fece la sua drammatica conoscenza con la massima serie e si trovò costretto ad esonerare Baroni dopo nove sconfitte di fila. L’unico sulla piazza, ma soprattutto l’unico realmente a disposizione dopo i diversi dinieghi ricevuti. Fu accolto da un forte striscione di una frangia della curva che non dimenticava quel duello in vetta, che giornata dopo giornata rivelava tratti quasi grotteschi nella Capitanata, fatto di ombre, allusioni e accuse anche poco velate all’indirizzo di una squadra che stabilì il record di imbattibilità e di risultati utili consecutivi. Ma arrivò nel Sannio ben comprendendo i pregiudizi e con la voglia di zittirli a suon di risultati.
Il matrimonio tra De Zerbi e Benevento è durato sette mesi, il tempo di spiccare il volo verso altri lidi grazie al trampolino di visibilità regalato dalla breve parentesi sannita in quella Serie A che nel girone di ritorno vedeva la Strega in debito d’immagine e dignità per una striscia di sconfitte negative che ha fatto il giro del mondo. Come il gol di Brignoli al Milan, o la firma di Iemmello sempre contro i rossoneri a sbancare “San Siro”. I complimenti per il bel gioco, per le idee, messe in mostra non solo dal “guardiolista” ma anche da quegli elementi di maggior spessore giunti a gennaio per giocarsi tutte le loro carte in Serie A o per una breve esperienza nella squadra simpatia del momento. Senza pressioni dunque. Puggioni, Sagna, Tosca, Sandro, Guilherme, Djuricic, Diabaté, tutti o quasi scomparsi dai radar, più i giovani del vivaio, da Brignola a Sparandeo, da Volpicelli a Sanogo fino a Donnarumma. Un mix di esperienza e di talento per rimediare a una retrocessione certa già a dicembre e programmare il futuro, anche se su questi baby non si sarà scommesso del tutto.
Futuro diventato a tinte neroverdi poi per De Zerbi, che con sé ha portato in dote al “Mapei Stadium” Djuricic, che il Benevento ritrova da ex, e Brignola, che nel lento peregrinare tra Livorno e Ferrara è alla ricerca della definitiva consacrazione. Che sia anche un segno di riconoscenza da parte dell’allenatore bresciano, che si prende adesso le sue soddisfazioni alla guida del Sassuolo dopo tre stagioni in cui si è conquistato meritatamente le luci della ribalta. Nel mentre il Benevento ha dovuto rifondare, rompendo col passato ma non del tutto quando al ballottaggio fu scelto Bucchi dando un segno di continuità tattica che non si rivelò utile alla causa. Una stagione d’assestamento e poi la volata dei record sotto la guida Inzaghi, per ritrovarsi di nuovo di fronte, De Zerbi e Benevento, De Zerbi e il Benevento, e quella riconoscenza mai celata. Da ambo le parti.