Da” Janare” a donne, sannite, indipendenti: non chiamatela solo mostra

5La Biblioteca Provinciale “A. Mellusi” di Benevento in C.so Garibaldi, sta ospitando una interessante mostra dal titolo “Le Janare tra storia e arte”, un vero e proprio percorso didattico attraverso arti figurative e testimonianze storiche. Un lavoro di ricerca di due anni e mezzo circa, curato da Luigi Mauta e Domenico Facchino dell’Associazione Culturale Arte Litteram.

Chiamarla solo “mostra” sarebbe riduttivo: la janara, la strega, la fattucchiera, la maga, l’incarnazione del demonio tra le più celebri definizioni abbinate alla donna intraprendente ed indipendente, che ha smesso di essere “custode del focolare domestico”, pudica ed ubbidiente ed ha rivoluzionato il suo status. “Finanziato dalla Regione Campania, il progetto è partito dalla valorizzazione del patrimonio bibliografico della Biblioteca “Mellusi”  che ci ospita. Da questo patrimonio abbiamo diradato tanti fili per poi mettere su questa mostra” ha introdotto uno dei curatori, Luigi Mauta “dalle informazioni bibliografiche, dalle note a piè di pagina, dai cataloghi, è stato possibile, con effetto domino, riuscire a mettere su un materiale della donna ritratta come strega, dal ‘400 al ‘900”. Un periodo storico ben definito, un perimetro temporale entro cui muoversi “E’ stato d’obbligo perché dal ‘400 abbiamo le prime immagini della donna” spiega Mauta “sono molto elaborate e complesse, perché abbiamo all’inizio un’immagine di donna pudica. E se noi non conoscessimo i testi come il Malleus Maleficarum o il Directorum Inquisitorum e non conoscessimo il latino, sembrerebbero dei libri di cucina” e prosegue “Poi, nel ‘500, quando inizia questa macchina di inquisizione e, come anche molti storici come Guarino, ci spiegano, noi abbiamo l’immagine della donna come qualcosa di orrido”. Sempre nel ‘500 abbiamo rappresentazioni della donna che cavalca un caprone ed appare per la prima volta il simbolo della scopa; nel ‘600 l’immagine della donna appare in un complesso molto più ampio, momento storico in cui troviamo tutte le spiegazioni del Sabba, dei rituali, quindi una donna come parte del tutto. Nel’700 la fa da padrone un grande pittore, Goya, che gioca contro l’ignoranza e l’oscurantismo dell’epoca con opere che allora andavano molto di moda. Con l’avvento dell’Illuminismo cambia la concezione della donna, grazia al positivismo dell’essere umano che prende le distanze anche dalla Chiesa; la donna non è più orrida, brutta, oppure un essere ostile e pericoloso. La donna appare fiera, elegante, consapevole di se stessa.

Mentre nel resto del mondo l’icona femminile cambiava, a Benevento no: “La Janara beneventana, da quello che abbiamo studiato, è rimasta vincolata alla vecchia immagine: stessa donna anziana che cavalca il caprone con una scopa, stessa donna con le fattezze brutte, perché li lasciamo il passo alla storia ed entriamo nel folklore” analizza Luigi Mauta “ Perché la strega dopo essersi unta va verso il noce di Benevento, come dei documenti attestano. E Benevento, stranamente, attorno a questo noce, a queste rovine, a questi luoghi desolati vede ancora la sua donna così”.

La mostra, dunque, vuole lasciare un importante messaggio, andando oltre quello che è il folklore, la donna strega: “ Le donne sannite sono imparagonabili. Sono quelle che hanno lasciato la visione della donna domestica e andavano in luoghi oscuri della mente dell’uomo e cercavano di mettere in difficoltà, in una città Pontificia come la nostra” afferma Luigi Mauta.

Ottocento e Novecento pongono in evidenza una donna nuova, bella, sensuale, dallo sguardo profondo ed accattivante. Attraverso disegni, dipinti, fotografie, incisioni si potrà ammirare un’evoluzione della donna-janara, ovvero della donna legata alla credenza popolare. E la mostra, così, esporrà chiaramente una figura femminile, janara si, ma sinonimo di coraggio, indipendenza, autonomia, progresso.

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