
Dammi tre parole… Adolfo “Tanque” Gaich. Scommettiamo che l’avete letta cantando, come il tormentone originale di Valeria Rossi dell’ormai lontano 2001. Vent’anni dopo, tra rivisitazioni e parodie, vien naturale riadattare il ritornello italico più famoso degli anni duemila con nome, cognome e soprannome dell’argentino di Bengolea, da domenica pomeriggio sulla bocca di tutti. Ma chiamatelo anche AG7, riuscendo nell’altra impresa di oscurare l’alone di Cristiano Ronaldo. Chi lo conosceva e chi meno, facendo le fortune invece dei fantacalcisti che come una sorta di talismano hanno voluto puntare su di lui.
Che fiuto da veri scout, che combacia alla perfezione con quello dell’albiceleste per il gol: tre partite da titolare con la maglia della Strega (su cinque presenze finora) e due centri al primo tiro in porta, l’ultimo nella tana della Juventus che gli sono valse le copertine di tutto il mondo e gli approfondimenti del giorno di quotidiani e talk sportivi. Uno score che sembra già legittimare il ben poco lusinghiero nomignolo – alternativo – di “genocida del gol”, affibbiatogli in patria e che poco velatamente si rifà alle sue origini teutoniche connesse alla mole di realizzazioni prodotte sin dalle giovanili da Adolfo. Nome di battesimo del classe ’99 approdato nel Sannio a gennaio via CSKA Mosca, primo club europeo ad averlo tesserato dal San Lorenzo. Sognava il Vecchio Continente e la Premier League, ma soprattutto di indossare la maglia del Barcellona dell’icona Leo Messi. Fisico statuario, aria da freddo generale del nord che tradisce i calorosi tratti latini, e movenze che incutono timore.
In Russia tutti aspettano Gaich, cognome oggetto di interpretazioni sulla pronuncia tedesca o spagnola. E nella capitale moscovita il problema risulta essere proprio l’adattamento a un ambiente nuovo e a una lingua sconosciuta. Da un paio d’anni e più è supportato da un team di specialisti, Acumen, che ne forgia mentalità e carattere inficiando al meglio sulle prestazioni e sul rendimento generale. Dalla Piazza Rossa (un gol, per giunta in Europa League, nella sua breve esperienza con la squadra dell’esercito) ai piedi dell’Arco di Traiano: Gaich viene presentato come “El Tanque”, il carrarmato, soprannome che aveva fatto suo, questo sì. Gli accostamenti si sprecano: nella terra del tango lo paragonano al nuovo Martin Palermo, lui strizza l’occhio a Cavani e Kane provando a similare Lewandowski, ma segna alla Diego Milito: inserimenti, dribbling e senso della porta, coincide tutto.
A Torino fa crollare il muro dell’impossibile, quello che aveva limitato finora la vista a un Benevento che troppo spesso si presentava al cospetto delle big nella parte dell’agnello sacrificale di turno, nonostante fosse riuscito a strappare tre pareggi a Roma, Lazio e Juve. Mentre Pirlo ci rimette cinque punti tra andata e ritorno, vedendo pian piano sgretolare al passaggio del carrarmato le residue speranze di tentare la rimonta scudetto. E allora musica maestro, è arrivata la svolta che Inzaghi attendeva da undici gare, con il ritorno al 3-5-2 dopo il fulgido riassetto dell’Albero di Natale contro la Fiorentina e che con l’imminenza della Pasqua sembra decisamente… fuori stagione. Con un Gaich così, poi, la prosecuzione con il nuovo modulo diventa un assist che proprio lui non può fallire. Da assetto di necessità ad assetto di stabilità: il 3-5-2 d’urgenza per ovviare alle assenze è l’abito che calza meglio adesso a un Benevento più compatto dietro e più pericoloso in avanti, con El Tanque e Lapadula a completarsi a vicenda e un equilibrio maggiore tra i vari reparti.
E’ cambiata la musica, in un solo pomeriggio, con la speranza che continui a risuonare ancor più forte a partire già da dopo la sosta contro il Parma. Anzi, è un imperativo, per non far perdere peso all’impresa storica dello Stadium giunta soprattutto grazie alla reazione d’orgoglio e allo spirito di sacrificio finalmente ritrovato. Pippo dopo i due giorni di riposo concessi, ritroverà la sua banda eccezion fatta per i nazionali, da Glik e Ionita impegnati con Polonia e Moldavia nelle gare di qualificazione ai Mondiali di Qatar 2022, fino a Dabo impegnato nei match di qualificazione alla Coppa d’Africa, e non ultimo Gaich, volato in Giappone con l’under 23 dell’Argentina per due test contro i nipponici in vista delle Olimpiadi di Tokio. Al ritorno il tecnico piacentino potrà contare anche su Depaoli, Letizia e Iago Falque, provandoli a inserire con la dovuta cautela ma anche con i buoni auspici nel 3-5-2 che va verso la riconferma. Ed è musica nuova per le sue orecchie.
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