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D'Aronzo (Psi): "Evitare dissesto o ne pagheranno le conseguenze i cittadini"

Ott 31, 2016 di Guido del Sorbo

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Giovanni D’Aronzo (Psi) ha pubblicato una nota riguardo al paventato dissesto comunale:

“Bisogna evitare ad ogni costo il dissesto amministrativo, prenderne atto, annunciarlo non rende un buon servizio all’intera comunità. Non serve che il Sindaco Mastella affermi che sarà l’ufficio ragioneria o i revisori dei conti a stabilirlo. E poi, fino ad ora, nessuno ne ha spiegato le conseguenze, premettendo che la dichiarazione di dissesto finanziario deve essere adottata tramite apposita deliberazione del Consiglio Comunale. Il dissesto di un ente, inoltre, produce una serie di effetti a catena, che in un certo senso paralizzano la vita stessa dell’ente, soprattutto in ambito economico-finanziario e sociale. Tempi duri anche per gli amministratori considerati colpevoli di aver causato il disastro. Con il dissesto si pone fine alle gestioni economiche “dissennate” e si obbliga l’ente ad applicare i princìpi di buona amministrazione, al fine di non aggravare la posizione debitoria. Ci saranno anche conseguenze, dalla data della dichiarazione di dissesto e sino all’approvazione del rendiconto, periodo in cui, nessuno potrà intraprendere o proseguire azioni esecutive nei confronti dell’ente per i debiti che rientrano nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione. Con la procedura di dissesto l’ente non può più contrarre mutui. Per le imposte e le tasse locali, diverse dalla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, le aliquote e le tariffe di base vengono innalzate nella misura massima consentita. Per i servizi a domanda individuale (ad esempio mense scolastiche, scuolabus, case di riposo etc), il costo di gestione deve essere coperto con proventi tariffari e con contributi finalizzati almeno nella misura prevista dalle norme vigenti. Conseguenze sul piano politico. I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili, inoltre, non sono candidabili per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo. Con il dissesto si hanno inevitabilmente risvolti economici e politici, ma purtroppo anche sociali, con il ridimensionamento della spesa per i costi del lavoro ed il collocamento in disponibilità del personale eccedente. L’ente locale dissestato è, infatti, obbligato a rideterminare la dotazione organica, dichiarando eccedente il personale comunque in servizio e in sovrannumero rispetto ai rapporti medi dipendenti-popolazione, fermo restando l’obbligo di accertare le compatibilità di bilancio. I dipendenti dichiarati in eccedenza sono collocati in disponibilità. Pessime notizie anche per i precari. La spesa per il personale a tempo determinato deve essere ridotta a non oltre il 50 per cento della spesa media sostenuta a tale titolo per l’ultimo triennio antecedente l’anno cui l’ipotesi si riferisce. Alla luce di tutto ciò, a gran voce sosteniamo che Benevento non ha bisogno, dunque, di un Sindaco mero annunciatore, ma di un Sindaco che compia ogni utile sforzo atto ad evitare una simile sciagura. Lasci stare, per un attimo, tutta l’attenzione nel riempire le caselle dell’organigramma delle municipalizzate, dei C.D.A, della Fondazione città Spettacolo, della nomina a Capo della sua Segreteria Politica, i litigi per il C.D.A della Gesesa, bandi di ricerca staff del Sindaco, e riversi ogni suo sforzo alla risoluzione di questa gravissima vicenda. In campagna elettorale sembrava che Mastella avesse, per ogni problema, una soluzione, che però fino ad oggi non sono state concretizzate. La città ha votato per un Sindaco che affronti e risolva i problemi, e non un Sindaco venuto da Ceppaloni ad annunciarli”.

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Archiviato in:Benevento, Economia, Politica Benevento Contrassegnato con:Dissesto comunale, Giovanni D'Aronzo, Psi

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