
Crisi nera. Crisi vera, conclamata dall’unico rappresentante della società deputato a parlare quando iniziano a tirare venti di tempesta. Il diesse Pasquale Foggia c’ha messo la faccia annunciando il ritiro comunicato a squadra e staff tecnico al rientro negli spogliatoi dopo l’ennesima scoppola subita. La classica goccia che fa traboccare il vaso e che fa venire a galla tutte le fragilità insite nel momento critico del Benevento. Un momento che oramai dura da parecchio, con la miseria di cinque pareggi e sei sconfitte incanalati nelle undici gare giocate da due mesi a questa parte, da quel 6 gennaio che sembrava proiettare il Benevento in una nuova dimensione con la grande rimonta di gruppo e di spirito sul Cagliari, ma che ora sembra soltanto un miraggio.
VIOLA DI RABBIA
Tutta racchiusa nello strapotere fisico e tecnico di Dusan Vlahovic, 21 anni e un futuro da stella timbrato al “Vigorito”. Non c’è da sorprendersi delle sue qualità né dei record personali raggiunti in terra sannita, quanto a sorprendere è l’incapacità di Glik e dell’intero reparto, nonché di chi siede in panchina, nel porre i dovuti rimedi a una situazione che sembrava degenerare sin dalle prime battute. Complice un campione assoluto che non ha bisogno di presentazioni, Franck Ribery, dominatore indiscusso (e incontrastato) dalla metà campo in su e il cui calibro viene rivalutato sul manto erboso del vecchio Santa Colomba. Prandelli ha posto tutta la sua fiducia sul talento serbo, gli ha affidato il peso dell’attacco viola sulle spalle e non lo ha delegittimato, nemmeno quando le cose andavano per il verso sbagliato. Soprattutto in una stagione come questa in cui c’è veramente poco da salvare. Dalla Fiorentina alla Fiorentina, andata e ritorno, la svolta giallorossa al “Franchi”, quella viola al “Vigorito”. Di rabbia, di prepotenza, di carattere, di valore. Sceso tutto in campo, facendo la differenza, come non era accaduto prima. Sì, la differenza s’è sentita tutta, quella che la Strega era riuscita ad annullare all’andata andando oltre i valori della carta.
(GIALLO)ROSSI DALLA VERGOGNA
E perciò veniamo a noi: perché se sul fronte toscano la rabbia e la voglia di fare obbligatoriamente risultato son venute fuori, sul versante giallorosso regnano la paura e i timori, gli affanni e i pensieri. La mente che non è più sgombra come prima, ma non che negli ultimi tempi fosse questo granché. E’ il rovescio più brutto della vittoria dell’Epifania in Sardegna, il contraccolpo di una strada che sembrava farsi in discesa, la consapevolezza sempre più crescente che la lotta retrocessione non ci riguardasse. Meccanismi che si scatenano anche involontariamente e che generano l’incapacità di reazione quando, mentalizzato per un campionato senza patemi, ti ritrovi ora punto e a capo a dover soffrire, fare di necessità virtù. I massimi sforzi profusi nella prima parte di campionato, con buoni risultati, avevano prodotto l’effetto opposto, come se il grosso fosse stato già fatto e l’ultimo passo lì per essere compiuto. Non si spiega altrimenti l’involuzione di una squadra che perde e soprattutto perde male, con attenuanti campate di gara in gara e crollate davanti ai microfoni dei media ieri sera.
Senza testa, senza gambe, senza cuore. Senza soluzioni, soprattutto. E qui veniamo a Pippo, chiamato a trovare la ricetta segreta capace di rilanciare il suo Benevento e la sua carriera, vite strettamente correlate e legate al raggiungimento di un solo risultato finale. Il pari con lo Spezia chiamava a scelte importanti, una di quelle confermare il 3-5-2 che qualche indicazione positiva aveva lasciato, in assenza di due terzini. Senza tornare al 4-3-2-1 con calciatori fuori ruolo e un non-gioco, o almeno farlo ma con uno scopo ben preciso, con dettami precisi, con interpretazioni fattive e non abbozzate. Ecco, è ciò che non s’intuisce: la finalità delle sue scelte e delle sue valutazioni, ma è un crudele destino affidato ai comuni mortali, quei pochi davvero che se ne intendono di pallone. E allora ce ne torniamo a casa rossi dalla vergogna, incapaci di comprendere il come e il perché. Senza risposte, proprio come chi se ne intende e che incappa rovinosamente in una serie di brutte figure. Proprio come ieri.
Sostieni la Libera Informazione nel SannioCronache del Sannio è un giornale Free, nel doppio significato della parola. Siamo un mensile cartaceo a distrubuzione gratuita quindi non a pagamento e siamo un quotidiano online sempre aggiornato. Siamo "Free" anche nel senso di Libertà. La nostra testata giornalistica prova a dare voce a tutte le voci, siamo un giornale libero senza grossi gruppi imprenditoriali alle spalle e non siamo organo di partito. Per continuare a fare giornalismo e a raccontare un territorio come il nostro, adesso abbiamo bisogno di voi lettori. Voi con il vostro piccolo aiuto economico ci permetterete di mantenere la nostra indipendenza e libertà. Un piccolo o grande aiuto che permetterà a Cronache del Sannio di continuare ad informarvi. |