L’equilibrio cosmico, l’infinito, la giustizia. Numerologia e simbologia che s’intersecano in una vittoria essenziale nella sua semplicità, fondamentale per il futuro. Quella del Benevento, che mette la freccia e svolta sulla strada della continuità, quella che non senza ostacoli lungo il tragitto, deve condurre all’obiettivo stagionale: la salvezza. Una Strega da 8+ in più pagella, tanti quanti i punti di distanza dal Genoa e dal Torino. Ma anche qualcosa di più: non è soltanto un numero.
EQUILIBRIO COSMICO
A lunga cercato, finalmente trovato a casa. Dopo prove di assestamento seguite a diversi scossoni. Il centro gravitazionale di SuperPippo che si traduce in Perpa Hetemaj, anche formato assist-man, e che propizia insieme a Lapadula il recupero palla così da innescare Roby Insigne, per il gol del vantaggio. Quel Lapadula, figlio adottivo degli Inca, alla ricerca di quell’equilibrio interiore, sinonimo di serenità, che soltanto un gol gli può dare. Nell’ottovolante di giudizi che ne hanno caratterizzato l’arrivo ai piedi dell’Arco di Traiano, aspramente criticato quando di occasioni per bucare la rete non ne ha, dannandosi tanto l’anima; confortato quando di occasioni, e anche facili facili, ne ha eccome, favorendo gli occhi della critica. Ieri ha cercato di far pace con se stesso e con il popolo, la ricetta è soltanto il duro lavoro che lui, sempre, ha messo in mostra. Come un… equilibrista, cercando di non cadere nel buco nero dell’astinenza da gol, ci pensa Roberto a rompere il digiuno degli attaccanti. Con fiuto e cattiveria sotto porta, al primo pallone utile. Lui sì. E Sau fa il resto, si prende e poi trasforma il rigore della certezza. Dando una risposta a chi pensa che l’attacco sia il male di tutti i mali, ma è ciò che son chiamati a fare. Due in una volta sola, si abbonda. Non accadeva dalla gara contro la Roma, 18 ottobre. E quella volta una Strega spavalda e incosciente perse, malamente. Otto, universalmente considerato il numero dell’equilibrio cosmico.
INFINITO
Per un Benevento che adesso non si deve porre limiti, c’è un Glik che di limiti non ne ha. Almeno in questa fase. Con la ritrovata solidità, con la ritrovata mentalità, con un approccio semplicemente diverso. Il generale di difesa polacco a capo della linea Maginot giallorossa, non più perforabile come accadeva un tempo, quando una volta superato il primo blocco, l’offensiva avversaria diventava devastante. E Benevento era conquistata, colando a picco come contro lo Spezia. Culmine di una crisi cui ha fatto seguito la rinascita, perché più in basso di così non si poteva. E ora l’infinito è tutta una conquista: 20 gol subiti nelle prime 7 di campionato, 24 considerando la partita persa in Coppa Italia contro l’Empoli; soltanto 3 nelle successive 6. Montipò, guardiano, torna a respingere gli attacchi come fatto nella straordinaria stagione scorsa, senza essere bombardato da ogni fronte. Davanti a sé una linea unita, compatta, solida, granitica. Priva del comandante Caldirola, ringalluzzita dalla leadership del generale Glik e da una disposizione che consente di attendere il nemico e farlo cadere in trappola. Così come doveva, deve e dovrà essere. Con equilibrio ma senza limiti. Otto, ruotato di 90 gradi, diventa il simbolo dell’infinito.
GIUSTIZIA
Facendo da sé, la Strega torna indietro il conto in sospeso con Giua prendendosi il meritato rigore negato a fine primo tempo. Stavolta non ci sono dubbi, la fortuna la propizia, la cerca, la vuole, la pretende la squadra di Inzaghi, non più sfiorata da tentazioni suicide e nervosismi deleteri. E tutto si compensa, tutto sembra tornare in ordine e incastrarsi al posto giusto in una giornata perfetta. Che il fischietto sardo non poteva macchiare, facendo riaffiorare vecchi retaggi e pregiudizi di un accanimento nei propri confronti. Dimostrare di essere più grandi di tutto questo è un’altra grande sfida del Benevento di Inzaghi, che si prende ciò che è suo, volente o nolente, senza appigli o scusanti. E’ la forza di volontà, dello spirito, della determinazione. Quello mai mancato lo scorso anno e che si sta riacquistando anche in un frangente che dice bene ai giallorossi, chiamati a non nascondersi dietro un dito che non avrebbe fatto altro che svelare fragilità e impotenza nel mondo dei grandi. E si è fatta giustizia da sola, proprio come fanno i grandi. Con le proprie forze, anche quando di ingiusto in quella scelta di Giua, c’è tanto e troppo. Otto, nei Tarocchi la Giustizia, simbolo di uguaglianza ed equità. Alla Strega il suo.
