La fattura della Strega non ha più effetto contro il Diavolo che ha preso stavolta le dovute precauzioni per rendere innocui gli effetti delle iatture: contro-maledizione Milan e Benevento ko. Tra pali, parate, errori ed episodi arbitrali. Al “Vigorito” va in scena di tutto e di più ma manca il colpo… alla Brignoli. Qualcuno ci sperava, ma nessuno ha vestito i panni dell’eroe. Al contrario Caprari si sveste per una sera del ruolo di calciatore determinante, fallendo il rigore che avrebbe riaperto la gara.
CONTRO-MALEDIZIONE
Che quella palla non ne sapeva proprio di voler entrare. E chi ti sovvien in mente? Il Sassuolo, la porta stregata, le tante conclusioni senza gonfiare la rete. Gli scongiuri, le imprecazioni. Apriti cielo, che sconfitta immeritata. Un flashback e subito si torna al vecchio Santa Colomba, con Insigne che becca il palo, ci prova a giro dall’area, ci riprova sempre da quella zolla con Donnarumma che blocca. Ci prova ancora dall’altro lato, arrivando di tacco lì dove basterebbe un semplice tocco. A dir che è cosa facile si fa peccato. Perché fila tutto liscio nella manovra, si guadagna il fondo, c’è possibilità di crossare e portare uomini in avanti, ma manca il guizzo, la giocata, l’incisività, la zampata decisiva degli ultimi metri. E anche stavolta avrebbe fatto comodo uno alla Inzaghi, che siede in panchina contro il suo caro Diavolo e che di uno con le sue caratteristiche nel suo sistema di gioco ne fa a meno. Forse perché ben consapevole che metà dei gol son da condividere con gli assist-man. Eppur di servizi, anche succosi, ce ne sono stati, ma a mancare è stato proprio il finalizzatore, con tutta la batteria degli attaccanti gettata nella mischia. Ma sparando a salve.
PIANO B
Serve. Nelle scelte, negli uomini, nel raddrizzare i momenti e correre ai ripari in altri. Ha provocato l’ira di Conte, che pur dice di averne uno, ma questo Benevento un piano B ce l’ha? Con gli uomini contati no. Con le idee può darsi. Letizia out a fine primo tempo è una maledizione, questa sì, di cui bisognava tener conto conoscendo lo score degli infortuni di un giocatore che ha vissuto nell’ultimo periodo una fase di grazia. L’allarme è scattato, il mercato è da oggi aperto. Improta dà spinta ma poche garanzie difensive, Maggio è sulla via del tramonto di una carriera dai frangenti esaltanti e non gli si può chiedere di più. Gli spettri di Sassuolo provocano in Inzaghi una reazione d’istinto, subito Moncini e out Hetemaj a inizio ripresa. Meno muscoli in mezzo, più densità in attacco. Che non porta i suoi frutti: né Moncio né Lapadula sono cime, e chi subentra ha anche qualche centimetro in meno. Serve struttura, presenza e fame in attacco, non è una condanna a Lapadula ma nemmeno il Benevento può aspettare in eterno che spezzi il digiuno da gol, consci di un lavoro sporco da tutti premiato. E’ il passo decisivo per diventare completi, numericamente e qualitativamente: avere le carte per essere imprevedibili e far svanire l’effetto sorpresa. E’ anche il brutto di finire sotto i riflettori e avere l’attenzione catalizzata addosso. Il Milan capolista vince rinunciando ad attaccare e con un uomo in meno: sarà un caso, chissà, ma certo è che chi sta indietro prende spunto dai primi della classe.