Senza giri di parole, come piace a loro. Anche perché ne bastano poche per definire un concetto. E tra amici ed ex calciatori, poi, ci si capisce e ci s’intende. Parlare la lingua universale del pallone d’altronde per loro è facile come bere un sorso d’acqua. E’ il confronto bis tra Inzaghi e Mihajlovic, il passato contro il presente e il futuro del Bologna. Gira tutto intorno a lì nel pre-partita e un unico fil rouge che dal “Vigorito” conduce direttamente al “Dall’Ara”. Non è andata giù quella sconfitta al tecnico serbo e a conti fatti si può dire che è la rivalsa di Pippo, il quale mette a bada gli scheletri nell’armadio: 4 punti contro i felsinei, in due gare dai volti completamente opposti, e una rivincita dettata dalla maturità, dal cambiamento, dalle riflessioni, dalla voglia di rimettersi in gioco. Non ci teneva solo lui, perché il sano dualismo traspirato dalle parole di Sinisa lascia pensare che probabilmente lui, il successore, voleva prevalere più dell’altro. Perché ha segnato un netto confine tra il Bologna terzultimo che lui ha raccolto, e quello che ha poi portato a metà classifica.
NELLA TESTA DI SINISA
C’era tanta voglia di riscatto che ha portato a sovraccaricare la sfida, ma ciò è accaduto anche in occasione della gara d’andata quando si è presentato nel Sannio con l’intenzione di portare l’intera posta in palio a casa. Sicuro dei propri mezzi e degli uomini a disposizione, strenuo difensore delle proprie idee di calcio, se n’è uscito dal “Vigorito” col cerino in mano e tanti rimpianti. Lì si può dire che la Strega l’ha fatta grossa conquistando una vittoria larghissima per quanto prodotto, e il serbo non ci sta aggrappandosi nel post-partita alla supremazia dei suoi in campo e alle occasioni sciupate. Dalle parole della vigilia trasudano presunzione e megalomania, ma non è altro che una provocazione lanciata all’amico-collega-predecessore. Soprattutto avversario, in questo caso. Nulla a che vedere con attacchi pregiudiziali nei confronti della piazza o della società (che comunque scatenano reazioni anche motivate, ma talune poco gradite e che esulano dal calcio). Sta tutto nel gioco, stuzzicare, provocare e fare pre-tattica anche sul piano verbale e mediatico. Ci sta, ma quanto ha prodotto? Praticamente nulla, se non un pari che lo fa uscire dal doppio confronto ammaccato e nervoso per il talento inespresso della sua baby-gang. Tanti giovani sì, diversi dalle belle speranze, ma anche poca esperienza. Il Bologna è un fulmine che illumina i cieli bui dei primi minuti di ambo le frazioni, porta con sé un rombo che svanisce insieme alla tempesta, lasciando alla Strega lo spazio per volare oltre le intemperie.
NELLA TESTA DI PIPPO
Sfida lanciata, sfida accettata. Cogliendo la palla al balzo, come ha saputo fare magistralmente da calciatore. Memore del primo round in cui la vince con un colpo da ko (prima firma di Lapadula) dopo aver tenuto botta a ganci e montanti rossoblù, questa volta cambia registro e si pone sullo stesso piano, quello della qualità e della tecnica a farla da padrona. Può azzardare, perché deve fare forzatamente a meno sia di Improta che di Ionita a centrocampo, due imprescindibili oramai, lucidando a nuovo il centrocampo della B. Sì, quello che è stato sempre da Serie A. Ma la mossa a sorpresa è rappresentata dall’innesto di Iago Falque dal primo minuto, un girone dopo l’ultima partita da titolare (contro la Roma, che domenica sarà nel Sannio). Per buona pace dei goduriosi e degli esteti, che possono vedere finalmente all’opera la grande qualità inespressa della “Strega inzaghiana” formato Serie A. E restano praticamente tali quelle del galiziano, che va a tratti senza troppi picchi. Immaginabile, considerato soprattutto che prima di ieri era sceso in campo per cinque minuti contro il Toro. Ma le parole di SuperPippo bisogna interpretarle e a distanza si coglie un indizio seminato nel pre-Samp, quando parla di staffetta Insigne-Iago. Bando ai rischi, che vengono marginati, mentre i danni sono contenuti. E’ vero che serve un altro regalo del portiere, ma la reazione al gol a freddo è quella giusta e la qualità viene tutta fuori, tradotta in un colpo di tacco sopraffino di Viola. Per gli uomini di Miha la strada sembrava subito in discesa, ma poi finisce che è il contrario. Questione di punti… di vista. Anche, e soltanto, di punti. Quelli che danno ragione a Pippo.