
Se c’è un’evidenza sulla quale non si può discutere della gara del “Tardini”, è che il Benevento abbia imparato dai propri errori. Nessun assalto né arrembaggio da ultima spiaggia, nessuna esagerazione. Inzaghi e i suoi hanno imparato ad accontentarsi, anche quando l’ago della bilancia inizia a pendere in proprio favore. Ma esasperarsi alla ricerca del gol, alla ricerca dei tre punti, è un errore già pagato a caro prezzo. E allora a Parma provano a farsi largo anche i rimpianti, che tornano subito al mittente: il pareggio accontenta.
PIANTI
Verona e Spezia aprono le crepe che squarciano il sereno, barcollano le certezze, nonostante nello spogliatoio giallorosso resti la convinzione di facciata che almeno al “Bentegodi” non sia andata poi così male. Cosa che non trova riscontro nella gara di cinque giorni dopo persa malamente contro i liguri di Italiano. Ma già dalla cinquina rifilata dalla Roma, che è cosa ben diversa da quella subita nettamente contro l’Inter, gli uomini di Pippo palesano chiari lati oscuri nell’interpretazione della gara, per uomini e predisposizioni tattiche che prescindono dall’avversario. Lo dimostra quel derby vinto in rimonta da un Napoli imbrigliato dalle linee strette dei giallorossi, lo certifica quel pari arrivato sabato scorso contro la Juventus campione d’Italia. A crescere è la sensazione che qualcosa stia sfuggendo di mano, che va bene farsi belli ma è il risultato a imbruttire. Che fin quando le imbarcate arrivano dalle big, uno lo può anche accettare, ma accumulando e accumulando, restano anche sul groppone fino a rimanere indigeste nelle gare clou. Largo ai pianti, di una piazza che ha paura di certi deja-vu, mentre gli attori protagonisti chiamati a recitare il loro copione, devono per forza fingere come un clown insoddisfatto della propria vita, che vada tutto bene.
RIMPIANTI
E’ bastato poco per cambiare il senso delle cose, la visione di determinati eventi: cose ben chiare già nella testa di Pippo, che l’ha sbattuta per incaponirsi ma poi i risultati arrivano. Vuoi sempre per necessità se non anche per virtù, da Firenze la rotta è invertita. Complice anche il periodo, e vuoi che la batosta contro lo Spezia non sia servita, anche se ne avremmo fatto volentieri a meno. Viola e bianconeri, benché siano pur sempre Fiorentina e Juventus rispetto al “piccolo” Benevento, non vivono un momento esaltante. Il Parma pure, illuminatosi a Marassi ma brancolante nel buio del piovoso pomeriggio di primo inverno del “Tardini”. La sensazione, anche a mente fredda e rivedendo le immagini, è che i giallorossi in tenuta “cerulea” ai punti l’abbiano portata a casa, anche se lo scialbo 0-0 di critica e sommelier del pallone non lascia scampo. E’ una partita dai tratti soporiferi che concilia col sonnellino del pomeriggio domenicale, ma ci sono anche sprazzi di esaltazione, soprattutto in una ripresa che pende pro-Benevento. E allora a mancare è proprio quel pizzico di follia che avrebbe potuto ingabbiare i ducali, incerottati in difesa e in certe fasi apparsi fragili. Manca la giocata personale, l’intraprendenza dei fantasisti. Manca l’estro, rimpiazzato da equilibrio e lucidità. Perché non va dimenticato che a Parma la coperta era corta. E allora sì, il punto andrebbe anche bene. E i rimpianti di una classifica che avrebbe sorriso oggi e per qualche giornata ancora, si fanno più lontani.