Folla di fedeli, nonché di autorità ecclesiastiche, civili e militari hanno gremito il PalaTedeschi di Benevento per l’ordinazione episcopale di fra Sabino Iannuzzi, nominato da Papa Francesco Vescovo di Castellaneta, in provincia di Taranto, lo scorso 5 marzo: ieri pomeriggio la sentitissima celebrazione, dai tratti commossi, all’interno di una cornice solenne e che ha accompagnato con numerosi applausi i vari riti fino alla proclamazione.
La messa, sotto lo sguardo della statua della Madonna delle Grazie, titolare della Provincia francescana dei Frati Minori del Sannio e dell’Irpinia, a cui appartiene Fr. Sabino Iannuzzi, e che per l’occasione è stata trasferita presso la struttura di via Rivellini, è stata presieduta dall’arcivescovo di Benevento, Mons. Felice Accrocca, accompagnato dai Vescovi conConsacranti Mons. Josè Rodriguez Carballo, Arcivescovo titolare di Belcastro e Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di vita Apostolica, e Mons. Claudio Maniago, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace e Amministratore Apostolico di Castellaneta. Presenti molti Vescovi provenienti dalla Campania e dalla Puglia.
“Mi permetto, caro Sabino, d’indicarti un percorso possibile, non l’unico certo, ma quello che ritengo più idoneo a svolgere il tuo ministero pastorale” ha affermato durante l’omelia monsignor Accrocca. “Lo racchiudo in un triplice impegno. Anzitutto, insegnare con la vita, affinché la tua esistenza sia monito autorevole per quanti ti sono stati affidati. Cerca, poi, di guardare oltre. Al vescovo è infatti richiesto di vedere prima e più lontano degli altri la strada buona da percorrere. Non si tratta, tuttavia, di un compito agevole, perché l’esigenza, che ti troverai spesso ad affrontare, di cercare vie nuove, comporta anche la necessità di abbandonare vecchie sicurezze che tutti, ormai, riconoscono inadeguate, ma dalle quali pochi sono disposti a distaccarsi a causa delle incognite imposte dalle novità, per la fatica del cambiamento, per il timore di perdere privilegi acquisiti e per tanto altro ancora che nulla ha che fare con le logiche del Regno, ma che alla crescita del Regno arreca serio danno. Vedere lontano, più lontano degli altri, ti costringerà, non poche volte, caro Sabino, a sperimentare quella solitudine che Dio chiede ai suoi amici. Cerca, infine, di vincere tutto e tutti con l’amore, per educare a un Dio che è Amore. Insegnare con la vita, guardare lontano, vincere con l’amore. Potrai così mantenerti sulla giusta rotta, poiché non dobbiamo dimenticare che, come vescovi, siamo chiamati a esercitare il magistero dell’umiltà”.
Durante la celebrazione è intervenuto anche il sindaco Clemente Mastella: “È sembrato, negli ultimi tempi, che molti avessero voltato le spalle alla religione. Abbiamo pensato, nei giorni della pandemia, che Dio fosse morto e non si interessasse a noi. Ma noi sappiamo che se Dio muore è per tre giorni e poi risorge. Occorre che la chiesa rioccupi quell’area di confine tra l’essere nel mondo e l’essere del mondo, tornando a far ardere i cuori più che ad insegnare dottrina, modificando le forme dell’annuncio e della catechesi. Alla chiesa che è in Castellaneta io voglio dire soltanto, noi vi diamo in dono il nostro fratello Sabino, che sarà d’ora innanzi vostro fratello, una persona mite e generosa, intelligente e capace. Sono certo, caro Sabino, che sarai all’altezza delle sfide che ti attendono, annunciando la parola non con una lingua morta, ma con la grammatica di Francesco di Assisi, per spingere la comunità a te affidata sempre più nei territori della fede”.
E padre Iannuzzi affida a una lettera i suoi saluti alla Diocesi di Benevento, le sue sensazioni e l’entusiasmo per la nuova esperienza a Castellaneta: “Si narra, nei Fioretti di San Francesco1, che un giorno frate Masseo chiese a San Francesco, circa il grande seguito di persone che gli andava dietro e l’obbediva: “Perché a te?”. È lo stesso interrogativo che dal 1° marzo, giorno in cui il Nunzio Apostolico mi comunicava la scelta di Papa Francesco, continua a risuonare dentro di me: perché a te, Sabino? Nei giorni che hanno preceduto questo evento di grazia avvertivo forte la sproporzione tra la grandezza del dono affidatomi e la piccolezza della mia persona; ma questa sera ho percepito con forza che lo Spirito degli Apostoli mi consegna non l’esteriorità dei segni di cui sono stato ornato, ma la pienezza della gioia del Vangelo”. I ringraziamenti finali alla famiglia naturale, a Papa Francesco, ai confratelli nell’episcopato e gli Abati ordinari, alla Chiesa di Benevento, all’amico arcivescovo Felice Accrocca (toccante il loro lungo abbraccio), allo scomparso monsignor Andrea Mugione, all’Ordine dei Frati Minori, alla Chiesa di Castellaneta e tutte le rappresentanze religiose e istituzioni presenti: “Fatemi posto nei vostri cuori e non dimenticate di pregare per me”.








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