
Nessuna tavolata e mezzanotte di solitudine: un cenone cosi atipico non si era mai visto. Se il rosso di solito è lo sfavillante colore del Natale, quest anno è l indicatore delle nostre libertà. Non vogliamo assolutamente paragonare questo cenone alla fame della guerra e del dopoguerra, sarebbe crudele e stupido. Ma sicuramente è il cenone più strano del nuovo secolo, perchè tocca le corde recondite dell’abitudine e della tradizione, di sentirsi parte di qualcuno e di qualcosa.
Natale è l’amplificatore emozionale: se sei felice sei felicissimo e lo stesso accade con la tristezza. E poi c’è la malinconia: ripercorrere i tempi che furono, il manto del passato fa apparire sempre tutto più bello o forse lo era davvero.
Coprifuoco e niente assembramenti a casa sono i punti cardine di questo Natale, per i fedeli infatti nessuna Messa di Mezzanotte. A tutto ciò si sono aggiunte delle raccomandazioni per lo svolgimento della cena, come un galateo anti Covid, perchè purtroppo il virus è amico della socialità e degli affetti, la vicinanza è il suo naturale sbocco. Baciarsi e abbracciarsi, fiondarsi sul buffet di casa, prosecco con gli amici davanti al bar? Miraggi!
Dalle pagine di Repubblica, Carlo Signorelli professore di Igiene e salute pubblica all’università Vita Salute San Raffaele di Milano, ha stilato un decalogo per lo svolgimento dei banchetti natalizi.
Le indicazioni sono:
Evitare baci e abbracci
Non scambiare posate bicchieri evitare i cin cin
Mantenere la distanza di un metro e mezzo
Non passarsi il telefono
Non usare asciugamani in comune (lavare spesso le mani)
Arieggiare
Indossare la mascherina il più possibile
Utilizzare l’ascensore in solitaria
Riscaldare gli avanzi
Evitare canti (per le cosiddette goccioline)
Se queste raccomandazioni verranno seguite dai più, non ci è dato sapere. Se alcune sembrano poco praticabili come il metro e mezzo di distanza, a meno che non si ceni con Queen Elisabeth in un castello, non scambiarsi piatti e posate sarebbe indicato dalla notte dei tempi. Stare vicini, ma non vicinissimi, pur cenando insieme, sembra un controsenso sintesi dei tempi che corrono. Forse meglio non urlare per le troppe goccioline e vade retro ai canti anche se intonare “Che sarà, che sarà, che sarà. Che sarà della mia vita, chi lo sa , data la precarietà esistenziale, sarebbe davvero azzeccato (ma non raccomandato).