
Ieri a Ponte è stata inaugurata una moschea, luogo di culto per la comunità islamica formatasi negli anni e che si è ben integrata con il tessuto sociale del piccolo comune sannita. L’Islam in Italia rappresenta la seconda religione in seguito a diversi flussi migratori, dapprima dalla zona balcanica e poi dal continente africano, in particolar modo l’area magrebina, superando i 2 milioni e mezzo di abitanti nel Belpaese.
Presenti all’evento il Sindaco Marcangelo Fusco e i comandanti dei vigili e dei carabinieri del Comune.
Il primo cittadino ha preso la parola dicendo: “Questa nuova sede rappresenta una possibilità di incontro per la comunità pontese come per quella islamica, a tutti viene chiesto di essere all’altezza di sapersi integrare, integrazione è una bella parola ma di difficile attuazione”.
Prosegue: “Il cambiamento è dentro di noi: il solo fatto che ci si incontri e si cerchi un punto di convivenza è la scintilla del cambiamento stesso”.
Fusco poi evidenzia che nessuno lascia la propria terra a cuor leggero e le difficoltà nel ritrovarsi in un sistema diverso. La sfida dell’integrazione infatti passa per il principio di accoglienza e accettazione, ha dunque invitato la comunità intera alla tolleranza reciproca: “Neanche noi siamo capaci a volte di adeguarci, ma se questo sacrificio lo facciamo reciprocamente, una comunità cresce e nel crescere insieme si fonde”.
Il tema dell’integrazione è di fatto diventato un campo minato: la diffdenza in molti è cresciuta di pari passo al fenomeno dell’immigrazione, oltre agli scenari internazionali di radicalismo religioso che hanno fatto da terreno fertile alla paura dello straniero. Razzismo, islamofobia e intolleranza sono diventate l’altra faccia di una medaglia al disvalore che paga con la moneta dell’odio la sfida dell’integrazione. Una sfida che si è svelata innegabilmente complicata ma non per questo utopistica. Tuttavia non si è mai spenta la fiamma dell’Italia multiculturale, che nasce lei stessa dalla commistione di storie, culture e tradizioni diverse e lontane.
Il Sindaco ricorda che la nostra storia va si rispettata e non va dimenticata, ma senza tralasciare l’opportunità di integrazione e convivenza civile. Rivolge poi un pensiero a Don Alfonso prete cattolico del paese che si è dovuto assentare ma sarebbe venuto volentieri: “So che che in cuor suo anche due diverse fedi possono coesistere, sono certo che lui sarà vostro gradito ospite“.
Ponte si è svelata una provincia non “provinciale” a dispetto del cliché che vede il paese chiuso in se stesso; in loco la comunità musulmana si è fatta apprezzare in una piccola realtà dove tutti si conoscono, miglior antidoto al pregiudizio.
Ieri come un “ponte” tra oriente e occidente ha posto la sua pietra miliare all’integrazione.