
“Durante il lockdown abbiamo costantemente sentito parlare di smart working, a cui imprese private e pubbliche amministrazioni sono ricorse. Ma che cos’è lo smart working? – Questo è l’interrogativo a cui prova a dar risposta Pasquale Ferraro responsabile focus trasporti e mobilità Italia Viva Benevento.
“Come definito dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, è una filosofia lavorativa concentrata sul quantum piuttosto che sul quam: garantisce flessibilità ed autonomia lavorativa focalizzandosi piuttosto sull’ottenimento di specifici risultati”.
“In realtà – prosegue . dalla sua accezione propria, siamo ancora ben lontani: i provvedimenti emanati in tal senso hanno avuto, fino ad oggi, sterilità applicativa (basti pensare alla legge del 2017). Abbiamo utilizzato (impropriamente) tale formula per indicarepiuttosto il tele – lavoro di massa: semplicemente, il cambiamento della sede lavorativa”.
Dichiara inoltre: “Prescindendo dalla specifica distinzione appena operata, ci si chiede quale sia stata la reazione dei datori di lavoro.Se da una parte, come registrato dal predetto Osservatorio, la natura ne ha tratto i suoi benefici ed il lavoratore ha perfettamente bilanciato vita privata e professionale, dall’altra, è proprio quest’ultimo ad aver destato qualche preoccupazione: alle oggettive barriere (difficoltà teniche/digitali) si sono affiancate quelle soggettive (ndr. distrazioni)”.
Afferma poi: “Ecco perché nel piano di Vittorio Colao ha sottopostoall’attenzione del Premier Conte figura la necessità di elaborare un Codice Etico per lo svolgimento dello smart working. Una minuziosa regolamentazione è senza dubbio essenziale, ma a cosa servirebbe se nessuna azienda propendesse per la sua adozione? Per cui, ancor prima della disciplina andrebbero pensate misure volte alla sua promozione: incentivi, investimenti, agevolazioni fiscali per stimolare la crescita e lo sviluppo dello smart working”.
“Si tratta di una risorsa ancora troppo celata – si legge nella nota – soprattutto nei territori del Mezzogiorno: il suo spopolamento è in corso da decenni e lanuova modalità di lavoro potrebbe ristabilire quell’equilibrio demografico ormai perduto; oltretutto, la sua attivazione sarebbe una strada più che agibile da percorre se si pensa che, ad oggi, il60% della popolazione lavora nel settore dei servizi (cd. terziario).Ciò, quindi, permetterebbe di rilanciare economie interne in via di estinzione. Mai come ora l’Italia necessita di una visione Governativa lungimirante, che sia capace di posare uno sguardo programmatico fino alla fine del prossimo decennio, in linea con quanto già intrapreso da imprenditori noti – Zuckerberg – che ha dichiarato che la metà dei suoi dipendenti nel 2030 lavorerà da remoto.
Conclude infine: “Dell’emergenza dilagante lo smart working potrebbe essere statol’unico risvolto accrescitivo per il Meridione: il piano di lavoro “intelligente” custodisce la chiave per annientare l’emigrazione dalla nostra terra, permettendole, piuttosto, di conoscere nuove opportunità economiche e sociali”.
Comunicato stampa
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