
Scendono in campo, insieme ai loro piccoli, mamme e papà “no-dad”, che chiedono anche a Benevento il ritorno in classe dei propri figli nel rispetto del diritto all’istruzione: la protesta questa mattina dinanzi la Prefettura. Una sessantina tra genitori e bambini. Questi ultimi intenti a liberare la fantasia su fogli e cartoncini, alcuni appesi e altri a terra, a suon di slogan “Riaprite le scuole”. Si definiscono per l’occasione “rifugiati didattici”, facendo capo al gruppo in fase di costituzione “Priorità alla scuola”, che intende far luce sul presunto “caso Campania” e quella didattica a distanza ormai in vigore su larga scala da marzo. Ad oggi in regione le attività in presenza sono consentite solo a infanzia e prime elementari, mentre la zona rossa che scadrà oggi prevede lezioni in classe fino alla prima media. L’arancione, in vigore da domani, stabilisce la dad solo per le superiori. A Benevento, fino all’Immacolata, scuole chiuse e dad per tutti.
“Vogliamo fare chiarezza su una situazione che riguarda esclusivamente la Campania, che è l’unica regione in tutta Italia in cui, nonostante siamo stati anche zona gialla, le scuole sono state chiuse. Fin quando c’è stata l’emergenza abbiamo accettato la dad e tutto quello che ha comportato, adesso vogliamo il diritto alla scuola come tutti i bambini d’Italia. I nostri figli stanno subendo conseguenze enormi” parla una delle referenti del movimento, Maddalena Curatoli. “La dad l’abbiamo accettata e la possiamo anche tollerare come integrazione alla didattica, in caso di quarantena o problematiche rispetto all’epidemia. L’istituzione scolastica in casi di estrema emergenza deve essere l’ultima a chiudere e la prima a riaprire, ma il governatore fa queste ordinanze di settimana in settimana e noi non sappiamo cosa ci aspetta, per altro con rischi molto più grossi sulla salute, perché noi siamo genitori lavoratori. Questi bambini non sono autonomi e non possono stare da soli a casa tutti i giorni quindi dobbiamo chiamare baby-sitter e coinvolgere i nonni”.
L’ultimo passaggio è sulla didattica integrata, “sicuramente un valore aggiunto perché la scuola sta cambiando, ma abbiamo ancora tante classi pollaio, gli scarsi investimenti regionali hanno portato a queste conseguenze. In caso di epidemia, la didattica integrata può essere d’aiuto per chi è in quarantena o immunodepresso, ma non si può far scegliere alle mamme se mandare i bambini a scuola, per questo mancano le istituzioni”.