Finisce a Pisa l’avventura del Benevento nei playoff al termine di una semifinale di ritorno che riassume il senso di un’intera stagione: in finale ci vanno i nerazzurri di mister D’Angelo grazie al gol di Benali dopo 11 minuti. Basta questo a rendere l’idea di una squadra che una volta sotto si è vista stravolgere il piano tattico simil-Ascoli senza produrre alcunché in chiave offensiva. E’ mancato ancora una volta il piano B alla Strega, la chiave di volta che non sempre può arrivare dall’episodio fortunato. Di fatto i toscani avrebbero anche raddoppiato se non fosse stato per il tocco di Puscas in fuorigioco sul rimpallo di Hermannsson in una prima frazione totalmente appannaggio dei padroni di casa. Nella ripresa i cambi e qualche variazione che non hanno sortito alcun effetto: sanniti senza idee e senza gamba come ogni qualvolta sono stati chiamati al grande step della maturità. Si archivia una stagione dagli alti e bassi, ora è il tempo delle riflessioni.
PALEARI 6: la deviazione di Barba lo mette ko in occasione del vantaggio e il piazzamento della difesa lo costringe a una respinta poco calibrata sul raddoppio annullato. Nella ripresa quasi Beruatto lo beffa con un eurogol pescandolo fuori dai pali, nel recupero sfodera anche l’ennesima prodezza di giornata con una reattività monstre su Sibilli. Ma il tempo per tenere in vita la Strega era ormai scaduto.
LETIZIA 5: non è un caso se dalle sua fascia arriva il gol vittoria di Benali, non è un caso se si attacca sempre da lì e non è un caso se lo hanno fatto praticamente tutte le avversarie nel finale di stagione. Fiato corto e nervi a fior di pelle, poca spinta e tanta frustrazione: sinonimo di resa.
GLIK 6,5: ingaggia un duello rusticano con Torregrossa, va in difficoltà soltanto negli spazi ma col passare dei minuti prende sempre più le sembianze di una roccia. Padrone dell’area per tutto il secondo tempo. Migliore in campo.
BARBA 5,5: c’è il suo zampino sulla rete pisana, spesso si trova a chiudere diverse situazioni di pericolo ma più in apnea rispetto al confronto d’andata ed è meno pulito nei contrasti.
MASCIANGELO 6: quasi sfiora il gol con un cross dalla lunga distanza, segno tangibile di uno stato di grazia che il tecnico decide di interrompere a metà ripresa, quando lo tira fuori dal campo. Unico sbocco anche se i servizi non sempre sono precisi, ma ci mette il cuore e la dedizione (dal 24′ st Elia 5: ingresso poco comprensibile, staziona basso a destra incidendo poco).
IONITA 5,5: non tira indietro la gamba ma è tra i pochi a farlo nel primo tempo passivo del Benevento. Ciò ad occhio lo si nota ma sul campo ha poco impatto, preda del pressing asfissiante dei toscani. Nemmeno il tempo di ritornare in campo che Caserta lo tira fuori (dal 6′ st Insigne 5: dà verve al versante di destra ma sfuma in un batter d’occhio. Sbaglia i controlli e ha una tensione nervosa fine a se stessa. Improduttivo).
CALÒ 5: non tiene le misure in copertura e non prende le redini del centrocampo. Un solo spunto importante per Lapa colto in fuorigioco millimetrico. Annaspa, anche quando il Benevento alza il baricentro: troppo poco (dal 39′ st Forte sv).
ACAMPORA 5: sbaglia il servizio in profondità dal quale nasce il contropiede del vantaggio nerazzurro. Da lì in poi si perde: diversi palloni sanguinosi regalati agli avversari e una lucidità venuta meno nel momento della verità (dal 24′ st Viviani 5: non dà il cambio di passo sperato adattandosi al mood della gara).
TELLO 4,5: la catena di destra non funziona in un primo tempo disastroso, quasi però la sorte non regala a lui e al Benevento l’occasione per il pari con il suo cross deviato a fil di palo. Fa veramente poco in entrambe le fasi e nonostante tutto resta in campo fino alla fine.
LAPADULA 5,5: l’impressione è che serva soltanto la scintilla per accendere la miccia ma è un predicatore nel deserto. Innesca Tello che va vicino al pari, chiama la profondità e fa a sportellate con Leverbe. Con l’orologio che corre, però, la sua solitudine e rassegnazione diventano sempre più evidenti: accasciato a terra, a recriminare e forse a rimpiangere una stagione finita così.
IMPROTA 5: ricorda tanto il tormentone di un tempo “può accompagnare solo”. Si limita a fare quello, senza mai dare lo sprint che serve alla scossa per agguantare il pari. Finale appannato anche per lui (dal 24′ st Moncini 4,5: un tiro svirgolato e la rissa nel finale: lo ricordiamo così).
CASERTA 4,5: l’approccio che rimanda alla gara di Ascoli, nelle scelte e nell’impostazione, resta tale anche dopo lo svantaggio. Privo di un’alternativa al piano tattico prestabilito, si adatta all’avversario diventandone preda. Non a caso il Benevento non tira mai in porta e sembra un pugile messo all’angolo. Una gara di ritorno che ingloba a sé tutti i limiti di una squadra che, non avendo mai ovviato agli stessi, si ritrova con merito fuori dai playoff. La sensazione è che l’anno della ribalta sia finito qui.
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