
E’ un’Atalanta straripante che il Benevento ha provato a contenere per un’ora abbondante, ma quando gli argini esondano la truppa del Gasp dilaga e bisogna solo rastrellare. In piena emergenza, la Strega si affida a un 4-3-2-1 che in fase di non possesso si trasforma in 3-5-2, con Improta e Foulon larghi e Maggio che scala sulla linea a tre.
Tanta densità, tanto volume di gioco, tanta pressione dei bergamaschi che nel primo tempo schiacciano un Benevento impantanato nella pozza della propria metà campo e se non fosse per l’imprecisione davanti a Montipò di Gosens e Zapata, si sarebbe parlato già di naufragio. E’ in queste condizioni che la Dea si esalta e la Strega si barcamena per non sprofondare sotto i colpi di un Ilicic che gioca sul velluto nonostante il temporale. E’ onnipresente e Foulon se lo sognerà anche di notte. Apre le danze e becca anche il palo, taglia anche la pioggia in gocce finissime.
Va dato merito al Benevento di non disunirsi nel momento di maggior difficoltà anzi trova in Sau una pietra preziosa dimenticata in panchina e riscoperta con l’emergenza. Beccato perfettamente da Pastina, diamante grezzo che come Di Serio, Inzaghi non ha paura di lanciare contro una fabbrica del talento come quella atalantina. Grintoso, voglioso, sicuro. Un esordio come vuole Pippo. E sembra girar bene fin a quando il fiume Atalanta non rompe gli argini e invade le maglie giallorosse: Montipò chiamato agli straordinari su un Ilicic incontenibile, tre su di lui e nessuno che lo ferma. Sulla respinta c’è Toloi che sfrutta l’assist del portiere.
Subito dopo Zapata, colpo di grazia e tutti a casa. La ditta colombiana mette in mostra anche Muriel, entrato dalla panchina e che chiude il poker con un destro da notti d’Europa. Più di così non si può e la squadra lo sa. Sconfitta che non scalfisce gli umori, ora Crotone e Torino per chiudere l’andata e giocarsi la salvezza: tutto in due giornate.
LE PAGELLE
MONTIPÒ 6: se Gosens e Zapata non centrano prima lo specchio, è il mancino di Ilicic il suo incubo maggiore. Gol, palo e poi la conclusione deviata su Toloi che insacca facilmente. Diventa un bombardamento e la Dea rischia di dilagare, ma lui si oppone come può. Grandi interventi su Hateboer e Muriel, quest’ultimo però regala un’altra formidabile perla.
MAGGIO 5,5: non ha i novanta minuti nelle gambe e al rientro dallo stop i nerazzurri non sono i clienti più facili da affrontare. Deve tenere bene le misure, qualche errore in uscita nel primo tempo e a inizio ripresa si esalta con contrasti e spinta. Ma è effimero.
GLIK 6: il suo zampino nel tiro di Ilicic che apre le danze. Ma il duro lavoro è su Zapata, arginato tutto sommato bene. Primo tempo da guardia alta, ripresa in affanno: gli atalantini straripano a campo largo e sappiamo quanto possa incidere su di lui.
BARBA 6,5: ha un occhio sul pallone e uno su Zapata. Nel mirino, il colombiano contro di lui non vince quasi mai. Ma quando i giallorossi levano gli ormeggi tutto muta e tutto cambia ed è assalto alla muraglia. Nonostante tutto non cede mentalmente. Tra i migliori.
FOULON 5: Ilicic gli fa venire sin da subito il mal di testa e si becca anche il giallo. Sbaglia l’appoggio di testa dando il la al vantaggio bergamasco. Un tempo per lui: aspirina e riposo a letto (dal 45′ st Pastina 6,5: Inzaghi gli regala metà tempo e lui lo ripaga con un assist perfetto per Sau che firma il pari. Fa sentire i tacchetti a Toloi che sbaglia davanti a Montipò. Carattere all’esordio, quello che vuole il mister).
DABO 5: la lontananza dal campo si fa sentire ed è evidente il peso specifico del centrocampo con lui in campo e viceversa con Hetemaj. Perde i tempi e anche i palloni, le sue sponde inefficaci. Da rivedere e recuperare (dal 12′ st Hetemaj 6: tanti gli sforzi negli ultimi tempi, ha bisogno di rifiatare ma serve come il pane. Primi dieci minuti da leone, poi saltano gli schemi e l’Atalanta riemerge da big).
SCHIATTARELLA 6: due ottime palle nel primo tempo per Lapadula, poche da giocare su un campo inzuppato e nel mezzo di un vortice di maglie bianche che chiude linee e inghiottisce tutti. Sempre presente lì in mezzo. Non gli si può rimproverare nulla.
IMPROTA 6: spinge poco, contiene tanto. Uno strappo e Gosens può scappare, bello il duello. Stringe i denti nella ripresa, l’Atalanta non concede pause.
IONITA 6: si vede poco nel primo tempo, schiacciato dalla pressione di un’Atalanta famelica nella metà campo giallorossa. Ma dalla sua giocata in un fazzoletto, sulla linea di rimessa, nasce il gol del pari. Redivivo nel quarto d’ora di gloria sannita, si fa apprezzare per questo (dal 35′ st Del Pinto sv).
SAU 7: secondo centro di fila, terzo in campionato in 413 minuti giocati. Pattolino si prende la scena e sfrutta il momento, segue Pastina che lo serve alla perfezione e approfitta del buco della difesa bergamasca. Ma quanto lavoro dietro, tanto contenimento, tanti duelli, contrasti vinti e falli conquistati. Non ha piena autonomia, ma occhio Caprari e occhio mercato: Marco c’è, si vede e si sente (12′ st Di Serio 5,5: fatica nei duelli anche se non si tira mai indietro e gliene va dato atto. Ma strutturalmente non c’è partita).
LAPADULA 5,5: pochi palloni, tanta fatica. Ambo i sensi: perché si dà da fare in copertura, ma anche perché i controlli non sempre son perfetti e finisce per sbattere ogni volta contro il muro. E di conclusioni non se ne contano. Doveroso non smarrire la retta via (dal 12′ st Insigne 5,5: le ripartenze dovrebbero essere il punto forte ma non son letali, la Dea tiene bene gli equilibri e dietro non rischia mai. Non è una bocciatura, si districa anche bene ma la partita sfugge).
INZAGHI 6: altolà, si può far poco contro un’Atalanta da Champions e un Ilicic imbarazzante per qualsiasi essere umano. Contiamo anche le assenze, certo, ma il tasso tecnico è troppo superiore, lì non c’è partita. Cambi troppo precoci? Testa a Crotone, la coperta è già cortissima e lui lo sa. In Calabria per recuperare qualcuno nell’attesa di un mercato che rimpingui l’organico: carenze numeriche evidenziate già tempo fa.