“Maradonapoli” il docufilm ideato da un sannita (d’adozione)
Una settimana dall’uscita nelle sale cinematografiche, un film “novità” che ha come protagonista La mano de dios, Diego Armando Maradona. Un progetto per il grande schermo interessante che vede tra le menti ideatrici un sannita d’adozione, Jvan Sica che vive a Pietrelcina, ma lavora a Napoli. Storia del calcio, leggenda di Napoli, presenza che riecheggia ancora forte ed imperante tra i vicoli della città partenopea. Attenzione però, non si tratta della classica proiezione raccontastorie su Maradona. Come spiegherà Jvan, c’è qualcosa di più antropologico “c’era l’immagine di una città doppia, quella degli anni ’80 nei ricordi delle persone, e quella di oggi”.
“Maradonapoli” sarà proiettato nelle sale dal 1 al 10 maggio, è prodotto da Cinemaundici e distribuito da Warner Bros.
Maradonapoli, il film uscirà il 1° maggio nelle sale. Tu, sannita di adozione, come sei finito in questo progetto?
“Ci sono finito perché l’ho pensato dall’inizio con altri tre autori, Antonio Di Bonito, Cecilia Gragnani e Roberto Volpe. Io vivo a Pietrelcina ma lavoro a Napoli e camminando per la città nelle brevi pause pranzo ci siamo accorti che la città era piena di immagini e oggetti che riguardavano Diego. Andando in caccia dell’icona Maradona ci siamo poi imbattutti nel suo mito, tramandato con tutta una serie di storie e leggende. Abbiamo unito le due cose perché volevamo farne un libro. Poi la Cinemaundici ha capito che anche cinematograficamente aveva un senso ed è nato Maradonapoli film”.
Diego ha fatto parlare e fa parlare sempre di sé. Mi viene in mente “Maradona” di Kusturica e “La mano de dios” di Marco Risi. Maradonapoli quali aspetti non approfonditi vuol cogliere ?
“Quello che abbiamo voluto fare insieme al regista Alessio Maria Federici è realizzare un docufilm in cui c’era tutto quello che non c’era in tutte le altre cose viste su Diego Armando Maradona. Non volevamo i grandi highlights della sua carriera, non volevamo persone troppo vicine a lui intervistate già mille volte. Abbiamo capito subito che c’era dell’antropologico nel parlare di Maradona, c’era l’immagine di una città doppia, quella degli anni ’80 nei ricordi delle persone, e quella di oggi, quando tutto viene riportato al quotidiano. Maradona lo abbiamo messo su un piedistallo ma lo abbiamo velato. Volevamo che la gente ci parlasse del proprio e unico Maradona, non del mito planetario in senso generale.
Quelli che hanno visto il film in anteprima prima dell’inizio hanno tutti detto: “Ah un altro film su Maradona”. Per poi dire a fine proiezione : “Questo è un film ancora mai visto su quella figura”.
Riesci ad attribuire delle percentuali per cosa è Maradona per i napoletani tra calciatore, eroe e divinità?
“100% x 3. Era e resta un calciatore perchè i napoletani sanno sempre incasellare i proprio eroi. Ognuno ha il suo posto, non ha senso che sconfini.
È un eroe perché “gli ha levato lo scuorno da faccia”, facendoli sentire per la prima volta nella vita primi in qualcosa.
È quasi una divinità. Una signora di Forcella aveva il figlio con frequenti mal di testa. Si procurò una foto di Maradona, attraverso una serie di intermediari la fece toccare e firmare da Diego e la sera la metteva sotto il cuscino del figlio per fargli passare il malanno.
Si dice anche che il figlio non ha avuto più problemi alla testa”.