Mister 3 e quelle urla che arrivano fino in campo: "Sono fatto così!"

sbandieratoreAndare allo stadio è passione, colore, sofferenza, amore. Significa, per Mister 3, trasformarsi per 90 minuti e “contribuire per l’1% alle vittorie del Benevento”. “Dicono che le mie urla arrivano fino in campo” afferma sorridendo Antonio, fiero di essere sannita e, soprattutto, Mister 3: “È stata una cosa spontanea, involontaria, non lo faccio per stare al centro dell’attenzione: io ce l’ho nel sangue. Non ce la faccio a stare in silenzio, devo gridare e muovermi nei distinti. Mi definisco Mister 3 perché in campo ci sono due allenatori, io sono il terzo!”. Istrionico e divertente di natura, ama il Benevento e i suoi campioni, del presente e del passato, alla follia: “Ciciretti mi ricorda i campioni degli anni 80-90. Rappresenta il 40% della squadra e ha un grande futuro. Deve restare coi piedi per terra. Mi ricorda il grande Paolucci. Cragno è il miglior portiere che abbiamo avuto, e ce ne sono stati di forti. Lucioni è un leader come Colletto. Ceravolo fa il suo lavoro in attacco ma a me piacciono gli attaccanti alla Inzaghi!”. Ci addentriamo, poi, nei ricordi: “Un ricordo vecchio del Benevento è al Meomartini, c’era il grande Massi e battemmo il Pisa 1-0. Ci fa sempre soffrire ma per me una in particolare fu la finale di Lecce contro il Messina: non voleva finire mai! Il ricordo più bello? Inutile dirlo”. Uno sguardo al presente: “Voglio dire ai beneventani di non essere disfattisti, la Serie A è una realtà non un sogno! Resterei a vita in B, l’abbiamo attesa per anni, ma il mio obiettivo finale è andare in A e salvarci a metà classifica. Allora smetterò di urlare!”.

articolo pubblicato sul numero di gennaio di Sannionews24

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