La squadra difende Andreoletti, ma guai a fare scaricabarile su “una giornata no”
C’è poco, pochissimo da salvare nel naufragio della Strega a Monopoli. L’ingresso propositivo di Ciciretti, che per dieci minuti ha quantomeno provato ad inventare qualcosa; i ventitrè minuti concessi a Terranova per recuperare il ritmo-partita. E niente più.
La Strega è franata rovinosamente, incassando un meritato e perentorio 3-0, che ha riesumato alcuni dubbi di inizio stagione. Squadra e società sono subito corse in supporto del tecnico, Matteo Andreoletti, che è presto finito nel calderone polemico dei social, poiché alcuni infervorati tifosi ne invocavano la testa. “Siamo tutti con l’allenatore, che ha idee valide che rispettiamo”, ha esordito capitan Marotta. “C’è da fare mea culpa perché ci hanno meritatamente surclassati”, ha invece ammesso il mister con onestà.
Ebbene, se le aspre critiche riservategli dopo poche giornate di campionato erano risultate senza dubbio premature e fuori luogo, quelle confezionate negli ultimi sette e giorni e concernenti gli ultimi centottanta minuti di gioco del Benevento, ove non eccessive, risultano quantomeno fondate. Perché non sarà una giornata storta a compromettere la valutazione di un percorso che consta di un filotto, sebbene bruscamente interrotto, di dodici risultati utili consecutivi, ma resta il dato oggettivo che la Strega non ha ancora spiccato il tanto auspicato volo che ci si attendeva in questa sequela di match – sulla carta – più abbordabili. Anzi, al “Veneziani” il Benevento ha sciorinato la propria peggior versione stagionale.
Bisognerebbe vagliare solo razionalmente ed a mente lucida gli orripilanti dati e le dubbie scelte tecnico-tattiche del match di Monopoli, come ribadito dallo stesso Andreoletti. Il tutto, però, andrebbe fatto senza mettere le mani avanti al fine di addossare le colpe del capitombolo ad “una giornata no” come tante: sarebbe troppo semplicistico e superficiale. Poco consono allo stile Benevento. Perché anche nel day-after persistono svariati dubbi circa la decisione, legittimata e perseverata ostinatamente per 45’, di schierare due esterni di centrocampo a piede invertito contro una squadra che concedeva unicamente cross dal fondo; o circa la scelta di sostituire una punta con un’altra punta, senza optare per un 3-5-2 più offensivo, e poi un difensore ed un esterno, nonostante il doppio svantaggio (divenuto poi triplo); nonché sull’approccio troppo molle dei giallorossi alle due frazioni di gioco.
Insomma, la confusione non deve e non può diventare un alibi, mai. Bensì, andrebbero scandagliate a fondo le ragioni che hanno inesorabilmente condotto ad un drastico passo indietro della Strega. Per una questione di principio e di onestà intellettuale verso una piazza che, sebbene si sia spogliata delle vesti borghesi che mai le sono realmente appartenute, merita di assistere a ben altre prestazioni rispetto a quella del “Veneziani”.
Il Benevento è secondo, sebbene ormai agguantato da altre due compagini, a -3 dalla vetta: nonostante non abbia mai sciorinato un gioco coinvolgente e spumeggiante, sarebbe prematuro e controproducente invocare una svolta tecnica in stile Avellino, remando in una direzione diversa da quella palesata dalla società. Solo un profilo di ingente spessore e grande esperienza sarebbe in grado di stravolgere positivamente il cammino giallorosso. Tale profilo, ad oggi, non è stato neanche preso in considerazione e, per l’effetto, alla piazza tutta non resta che prendere le difese della Strega, concedendole tempo ed occasione di riprendersi ciò che merita, senza ulteriori e gravose pressioni. Ciò che si augurano davvero i tifosi, però, è che i jolly da “una giornata storta può capitare” siano già esauriti.
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