Terzo ed ultimo giorno del Festival “Porti di terra” che inizia con uno slotmob di denuncia. Appuntamento in Piazza Bissolati, dove si trova uno dei centri scommesse più grandi della città. Associazioni, comuni, scuole sono scesi in strada rispondendo all’invito partito proprio dal Festival, per urlare “basta” al gioco d’azzardo. La ludopatia è un fenomeno crescente, anche nella nostra città e che mette in ginocchio intere famiglie e porta sull’orlo di un precipizio chiunque si avvicini all’azzardo. Presenti anche molti commercianti che hanno aderito alla campagna #noslot, togliendo dalle loro attività tutto ciò che potesse condurre al gioco d’azzardo: dalle slot machine ai gratta e vinci. “Gioca responsabilmente” è una citazione contradditoria: quando si gioca d’azzardo la dignità, la responsabilità, la persona stessa non esistono più.
Una marcia partita appunto da Piazza Bissolati sulle note de “I cento passi” e che ha attraverso il centro città per urlare che Benevento è contro il gioco d’azzardo. E’ proseguita lungo Corso Garibaldi dove durante le soste, sono intervenute tutte le realtà che si sono mobilitate intorno a questa piaga sociale da combattere. Le testimonianze, come sempre, toccano il cuore e fanno commuovere, perché non è semplice uscire da questa tortura o rinunciare al guadagno facile. Eppure gli esempi ci sono, lo hanno raccontato con forza e con sguardi orgogliosi. La marcia è terminata in Piazza Roma, altro punto focale che ospita l’altro grande centro scommesse. Parole, rumore, appalusi. Dati recenti riportano che gli italiani buttano un miliardo di euro al mese circa nelle slot. Ovviamente sono numeri che si aggiornano di mese in mese, perché sono sempre più frequenti le vittime di ludopatia. Quindici miliardi e ottocento milioni di euro, grosso modo la cifra esorbitante in stimata in 18 mesi in materia di gioco d’azzardo. Del resto la testimonianza di un commerciante di Baselice, comune sannita, che ha detto no all’azzardo, è l’emblema: ha rinunciato a 100mila euro annui di guadagno facile per salvare vite umane. Benevento non vuole essere fanalino di coda e non vuole primeggiare in esempi negativi, per cui lo slot mob di oggi ha lanciato un chiaro messaggio a tutta la cittadinanza. Si espresso a tal proposito anche il Sindaco, Clemente Mastella: “C’è sempre stata una grande ipocrisia perché le slot machine davano reddito allo Stato e quindi lo Stato interveniva nonostante, purtroppo, la ludopatia crea problemi drammatici a tante famiglie e a tante persone. Ho visto le dichiarazioni ultime che c’è un raffreddamento di questa forma di incameramento di risorse, per cui diminuiranno di un terzo le slot machine e ci si avvia su un’idea che è un po’ più simile rispetto alla dignità della persona” ha affermato “Io ho visto tante volte nei paesi e in città gente che purtroppo si lascia trascinare in questo imbuto drammatico e spero che si possa educare soprattutto, perché la prima cosa da fare è quella di educare le persone a ritenere non sia questo il modo migliore per attrezzarsi a vivere la propria vita in maniera seria e rispettosi di sé stessi “ ed ha concluso “Quindi la manifestazione di questa marcia di oggi, di questa mobilitazione, serve a richiamare attenzione su un aspetto importante e Benevento è tra le città più infettate dal virus della slot machine”
Angelo Moretti, Coordinatore Direttore Caritas diocesana di Benevento e Direttore del Consorzio “Sale della terra” ONLUS: “Porti di Terra è anche partecipazione sociale. Oggi stiamo dimostrando che le scuole, i ragazzi, l’Azione Cattolica , Libera, insomma tutti i movimenti giovanili vogliono una città e provincia diverse. Bisogna marciar per dire che c’è un’economia che distrugge le famiglie e c’è un’economia che promuove un modo di fare e di essere welcome” e spiega “Oggi non avere slot è una scelta coraggiosa perché ovviamente perdi un po’ di clientela e guadagni ma ne guadagni in temi di società civile” e conclude “Non si può fare un Porti di terra se poi l’economia depreda le economie locali. Noi pensiamo che oggi la partecipazione sta dimostrando che tipo di città vogliamo”.
Nel pomeriggio appuntamento presso la sede Caritas di Benevento per un workshop di Nico Piro inviato speciale del TG3, ed Enrico Farro, associazione italiana Filmaker, sul MoJo, giornalismo di nuova generazione e sui nuovi linguaggi di comunicazione.
Il Festival si è concluso presso il Mulino Pacifico di Bnevento, con la SOLOT, compagnia stabile di Benevento, partener della seconda edizione di Porti di terra, che ha portato in scena “La Marcolfa” di Dario Fo, tradotta in dialetto beneventano. Con Michelangelo Fetto che ne ha curato anche la regia, Rosario Giglio, Antonio Intorcia e con Assunta Maria Berruti, Carlotta Boccaccino e Luigi Furno; le musiche di Jean Pierre El Kozeh, gli arrangiamenti di Giuseppe Telaro; direttore di scena, Paola Fetto.
Spettacolo brillante, ironico, specchio di un’amara realtà.Il vizio del gioco al centro della scena che rovina, intreccia e demolisce le persone. Sdrammatizzare è paradigma di una via d’uscita reale dalla ludopatia. Raccontare il dramma del gioco e riderne, è regalare un messaggio di possibilità, di vittoria con se stessi. “Siamo persone” ha ricordato Don Nicola De Blasio, non etichette che quotidianamente ci vengono affibbiate. Non esiste differenza alcuna.
“Il Sud ed il Nord, l’Est e l’Ovest non esistono in nessuna filosofia. Esistono gli uomini, i loro pregi ed i loro difetti, le loro macchinazioni e le loro farse, giochi universali di sentimenti…”