Strega, mercato chiuso senza alcuna spesa: così si spiega il ritorno al 3-5-2
Pettinari, Tosca e Jureskin in. Brignola, Forte e Masciangelo out: il Benevento chiude il mercato invernale in maniera sommessa, senza stravolgimenti ma nemmeno con i classici botti che infiammano la piazza. Anzi, scoccate le 20, anche agli ottimisti di natura è rimasto l’amaro in bocca. La sensazione, netta, è che la rosa a disposizione di mister Cannavaro non ne sia uscita rinforzata da questa sessione, tutt’altro: Forte, prima punta, è stato rimpiazzato da un Pettinari di certo più funzionale al gioco giallorosso ma catalogabile nel novero delle seconde punte come La Gumina, Ciano, Farias, i quali dovranno alternarsi accanto a Simy.
Il ritorno del difensore rumeno, invece, dopo diversi tentativi questa volta diventa realtà: con Glik in scadenza, sarà chiamato a guidare la fase di transizione nel pacchetto arretrato, in attesa anche del rientro di Leverbe. Infine Jureskin, giovane proveniente dal Pisa chiamato a far numero in virtù della partenza di Masciangelo, ceduto al Palermo in prestito con diritto di riscatto, stessa formula utilizzata per portare l’esterno croato in giallorosso (con controriscatto in favore dei toscani). Innesto che almeno sulla carta va a indebolire una corsia mancina molto spesso oggetto di critiche. Brignola, in prestito al Cosenza, è stato dirottato al Catanzaro che ha fissato l’obbligo di riscatto così come l’Ascoli con Forte: ne consegue che nei prossimi esercizi il Benevento ricoverà oltre tre milioni di euro dalle cessioni (compresa quella eventuale di Masciangelo) senza aver sborsato un euro in questa finestra di mercato.
Una decisione calata dall’alto, frutto della volontà del presidente Vigorito di non voler più spendere cifre folli, men che meno a gennaio, puntando tutto sul valore, per lui inespresso, della squadra al fine di aggiustare un campionato nato sotto una cattiva stella. Ha dovuto fare di necessità virtù il fido diesse Foggia che, a dispetto dell’unico mercato di valore adoperato con Inzaghi in panchina, non è riuscito ad andare oltre il recinto di casa e a trovare gli incastri giusti (Coda un’utopia più che suggestione, Tripaldelli a lungo cercato ma con la Spal che ha bocciato lo scambio con Foulon, mentre Aké a sua volta ha bocciato la destinazione sannita). Non proprio d’accordo mister Cannavaro, che di certo non potrà ritenersi totalmente contento della campagna acquisti e che sarà costretto ad adeguarsi così come fatto col 3-5-2, tornato in auge più per necessità legate al mercato che per una mera scelta tecnico-tattica.
Mandato in soffitta poco dopo il suo arrivo per passare al fidato 4-3-2-1, dal match col Genoa è tornato di nuovo in vita, anche se inizialmente nell’eccezione del 3-4-2-1 poi accantonato a gara in corso con benefici temporanei. Gli acquisti di questa sessione vanno proprio in tale direzione: Tosca pronto ad occupare il centrosinistra nel trio di difesa, Improta relegato in panchina a Frosinone che presidierà il versante mancino e all’occorrenza quello destro così come capitan Letizia, verso il rientro. E trequarti non rinforzata perché inutile a fini tattici, proprio lì dove il Benevento pecca di estro e fantasia: in tal senso resta intaccato il centrocampo, che manca proprio di un elemento capace di far fare il salto qualitativo dai venti metri in su.
Un assetto che pare dunque già concertato e la cui riabilitazione è passata sottotraccia: ora il Benevento e Cannavaro dovranno far fede alle sole loro forze per uscire indenni da una situazione complicata e che preoccupa non poco la tifoseria. Sabato il match col Venezia, una finale definita da chi di gare da dentro o fuori ne ha giocate parecchie e ne conosce il significato. I lagunari hanno ceduto tra gli altri Crnigoj, Haps e in ultimo anche Ceccaroni, accogliendo i vari Ceppitelli, Jajalo, Milanese, Beghetto, Hristov, Ciervo, nel tentativo di smuovere le acque. Non è contemplata la sconfitta: un esito nefasto metterebbe in discussione tutto e tutti.
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