Strega, una notte non cambia dodici mesi: lo sguardo di Oreste e il tempo che passa
“Che confusione, sarà perché ti amo”: se esistesse una colonna sonora che interpretasse i pensieri di Oreste Vigorito, allora potrebbe essere la celebre hit dei Ricchi e Poveri. L’amore per la Strega tradotto anche in amor proprio, incapace di scalfire l’orgoglio ma abile ad annebbiare la mente. Su in tribuna a Marassi il suo sguardo fa il giro delle tv e dei social, diventa base meme ma soprattutto lascia poco sereni. Raramente il patron si è mostrato così assorto durante una gara del Benevento, anche quando veniva beccato dalle telecamere a gustarsi gli incontri da solo. Ieri sera al suo fianco sedeva invece il genero Juan Manuel Landaida (ha sposato la primogenita Rosanna), uno che il giallorosso lo ha indossato quasi in tutte le vesti, e il dialogo tra i due sembrava serrato a ogni inquadratura. Quasi come se Oreste necessitasse di un consulto tecnico approfondito.
“Stringimi forte e stammi più vicino”: la strofa che parafrasa l’abbraccio tra Pasquale e Fabio a fine partita. Entrambi hanno vissuto il match dalla panchina, il diesse lo ha corteggiato estenuantemente un anno fa e con Caserta al timone si sta giocando tutte le fiches ancora a disposizione nella sua esperienza da direttore sportivo in giallorosso. Il gruppo circonda d’affetto il tecnico, rendendo il tutto una questione di cuore che complica ulteriormente la scelta del presidente. Se squadra e allenatore sono sulla stessa lunghezza d’onda sarebbe un delitto cambiare, penserà. Ma questo consiglio è già valso una volta, con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti. Anche i suoi, che analizzano discordanze tra ciò che vede e ciò che gli viene raccontato. Lo 0-0 di Genova è un cocktail che potrebbe allucinare gli ottimisti, meno chi non ne abusa: la buona stella e un Paleari sempre più leader-saracinesca negano i tre punti al Grifone, mentre un Benevento “versione provinciale” con l’inedito 3-5-2 perde ulteriormente peso in attacco laddove ne giova sul piano difensivo. E gare così, se si punta al colpo grosso, si chiudono con la cattiveria alla prima occasione utile, non proprio quella vista sui piedi di Viviani, ma soprattutto del neo-acquisto in attacco, Nino La Gumina.
Evidenze che al patron non saranno per nulla sfuggite e che vanno ad aggiungersi alle difficoltà di una rosa che i più oggi scoprono incompleta, quando in realtà è bastata qualche operazione in uscita (al di là del peso specifico di chi è andato via) per mettere in mostra tutte le carenze strutturali dello scorso anno. Discorsi di mercato che magari riguarderanno il futuro allenatore, De Rossi o D’Angelo che sia, perché è chiaro, al netto di interviste che arricchiscono lo spettacolo e alimentano l’audience, che quei pochi aspetti positivi di una notte non cambiano il giudizio acquisito in dodici mesi. Serve soltanto questo a far capire che il tempo passa e il mercato chiude tra dieci giorni: tardare ancora sarebbe ulteriormente deleterio.
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