Alle 17.57, ora esatta dell’attentato in cui morirono i magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, l’amministrazione comunale e provinciale di Benevento ha commemorato con un minuto di silenzio il trentennale della strage di Capaci in memoria delle vittime della mafia.
La cerimonia si è tenuta ai giardini della Rocca dei Rettori, sede della Provincia, così come in tutta Italia su sollecitazione dell’Anci e dell’Upi. Il raccoglimento è stato accompagnato dalle note de “Il Silenzio” scandite dal trombettista Gaetano Cesarano dell’Orchestra Filarmonica di Benevento dinanzi all’installazione del maestro Paladino “Memoria è”. L’occasione è stata anche propizia per ricordare la strage di via D’Amelio che causò la morte del magistrato Paolo Borsellino e dei cinque poliziotti di scorta il 19 luglio dello stesso anno, nel 1992. “Eroi che credevano nel futuro del Paese” così sono stati definiti dal sindaco Clemente Mastella e dal presidente della Provincia Nino Lombardi: ha sottolineato, quest’ultimo, nel rimarcare il ricordo di personaggi illustri che hanno creduto “in un Paese e in istituzioni più libere, donando e pagando con la loro vita in un’area dove le istituzioni non sempre riescono a esprimere la loro forza. Possano essere di esempio affinché la magistratura tragga spunto dal loro insegnamento per le comunità e le istituzioni”.
Il ricordo di Mastella che all’epoca viveva la sua lunga esperienza parlamentare, affidato alla stampa presente: “La strage di Falcone e Borsellino cambiò la storia politica dell’Italia. Era candidato a Presidente della Repubblica Andreotti che saltò e fu fatta la scelta del magistrato Scalfaro. C’era preoccupazione, paura e apprensione di fronte all’idea che lo Stato non potesse farcela rispetto agli attacchi che subiva, a istituzioni molto precarie all’interno delle quali s’inserivano forme di criminalità che trovavano convergenza al loro interno. Ricordo la testimonianza di Salvo Lima quando ci fu l’omicidio del generale Dalla Chiesa e della moglie, la prima volta che veniva ammazzata una donna dalla mafia: ciò cambiò le cose, dopodiché è arrivata una mafia imperniata dai capitali derivanti dal traffico di droga e c’è stata un’espansione esplosiva, vedete cosa accade vicino a noi a Napoli dov’è stato fatto un patto educativo per evitare attentati giornalieri in cui a perdere la vita sono i giovani”.
Infine un altro ricordo dal baule della memoria: “Come diceva Falcone, segui l’odore del danaro e troverai la criminalità,. Quando ero ministro della Giustizia scoprimmo che la criminalità affondava e penetrava nelle borse estere dove forse c’era anche minore attenzione. Gli Stati uniti e la Francia hanno contrastato la criminalità italiana nei loro paesi. Una volta incontrai al ministero il presidente del Messico che voleva imitare la legislazione italiana e gli spiegai che noi abbiamo combattuto soprattutto attraverso le vittime”.
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