Santa Patrona è il nuovo album di Ettore Patrevita e i suoi Fujenti – Carlo Corso alla batteria, Simone Ielardi alla chitarra e Luca Iorio al basso – uscito il 13 giugno 2022 e presentato al giardino Angela Merici lo scorso 11 luglio.
“L’idea del disco è nata già da un po’ di tempo. Da circa un paio d’anni avevo in testa di fare un lavoro sul Sud e sul Mediterraneo” racconta Patrevita. Il progetto è nato anche “da questa voglia di testimoniare e raccontare la festa di paese” che da tempo non si fa più. Quindi perché non riprendere un’usanza locale e riproporla proprio attraverso la musica e i canti? “Venendo da un paesino di mille abitanti, quando ero bambino si attendeva questa festa, la Santa Patrona. C’era l’attesa, il compimento e la realizzazione. Nel momento in cui viene a mancare la festa, viene a mancare l’unione di una comunità”.
Ecco perché il lavoro di Patrevita è un percorso che riscatta i rituali patronali contro lo spopolamento delle aree interne, e lo fa contaminando dei suoni che altrimenti potrebbero scomparire: “Nivessa, ad esempio, è un nome tipico casalborese che omaggia il nome della Madonna della neve. È il pezzo più profano che evoca alla danza. C’è un lato folkloristico, ma anche una buona parte di contaminazione tra la cultura jazz afroamericana e il ritaglio di paese che può essere raccontata in veste nuova”.
Santa Patrona è una narrazione a spirale nella quale da una parte i suoni sono contaminati tra generi e memorie lontane nel tempo; dall’altro c’è il confronto generazionale. La contaminazione, in sostanza, non si limita al rimaneggiamento musicale e alla riscoperta di canti chiusi in una teca e che “stanno svanendo piano piano”.
Il lavoro di Ettore Patrevita è un “pretesto per incontrarsi e per far conoscere un aspetto del paese”, ed è, allo stesso tempo, l’incontro tra culture e generazioni diverse che inevitabilmente si mescolano per creare qualcosa di nuovo: “non a caso la copertina raffigura una donna di colore che rievoca non solo la Madonna Nera, ma anche quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni” attraverso la rotta del Mediterraneo e il multiculturalismo senza barriere.
Giorgia Zoino
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