
Un incontro pubblico, al quale ha partecipato anche Angelo Moretti, Presidente della Rete di Economia Sociale Internazionale “Res-Int” e della Rete di economia civile “Sale della Terra”, per sollecitare un’inversione di rotta in tema di politiche della salute. E per ribadire che nove miliardi di euro previsti dalla bozza di PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) presentata dal Governo in termini di risorse destinate al comparto sanitario sono scandalosamente insufficienti. È questo il senso dell’iniziativa “Salute al nuovo anno” promossa dall’associazione Prima la comunità, rete nazionale di oltre cento aderenti tra realtà pubbliche, del Terzo settore e singole personalità, costituita intorno all’idea di salute intesa come bene comune. “Abbiamo scelto questo luogo – spiega don Virginio Colmegna, presidente di Prima la comunità – come segno di vicinanza alle persone in difficoltà”.
“Che altro deve succedere perché ci siano le condizioni culturali e politiche per un cambiamento radicale? Che altro deve succedere, in questo paese, per affermare la vera dimensione pubblica delle politiche della salute? Pubblica significa comunità, territorio, maggior spazio ai comuni. Che altro deve succedere per capire che non si fa prima sviluppo economico e poi si affronta il tema delle diseguaglianze. Non stiamo cercando soldi che siano dei costi, stiamo cercando soldi che siano investimenti. Se non mettiamo al primo posto il sociale, non ci sono i margini per lo sviluppo economico”. Così Carlo Borgomeo, Presidente di “Fondazione Con il Sud”, “urla” il suo “se non ora quando” alla platea dei collegati a questo panel online che ha ospitato 300 persone e personalità del Terzo settore rappresentanti delle eccellenze della “cura delle fragilità e delle comunità” italiane. Dopo l’introduzione di don Virginio Colmegna, presidente Prima la comunità, sono seguiti, tra gli altri, anche gli interventi di Livia Turco, già ministro per la Solidarietà sociale; di Graziano Delrio, Deputato; di Sandra Zampa, sottosegretario di Stato al Ministero della salute; di Carlo Borgomeo, presidente Fondazione con il Sud; di don Giacomo Panizza, vicepresidente Prima la comunità; di Angelo Righetti, psichiatra e fondatore della Res-Int; di Elly Schlein, vicepresidente Regione Emilia Romagna; di Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia e responsabile Anci per il welfare; di Roberto Rossini, presidente nazionale ACLI; di Riccardo De Facci, presidente CNCA; di Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna; di Sandro Spinsanti, bioeticista; di Matteo Truffelli, presidente Azione Cattolica; di Benedetto Saraceno, già direttore del Dipartimento di salute mentale e abuso di sostanze dell’OMS.
Con “Salute al nuovo anno”, la rete “Prima la comunità” ha chiesto, anche attraverso tutti gli intervenuti alla discussione on line: una rivoluzione culturale per un cambio di paradigma: dalla sanità alla salute; di aumentare gli investimenti in salute previsti dalla bozza di PNRR presentata dal Governo: 9 miliardi sono insufficienti; di fare interventi per la medicina territoriale e servizi di prossimità; di istituire le Case della comunità come luoghi di promozione della salute, di prevenzione e presa in cura della persona; di avviare l’utilizzo di nuovi strumenti come i budget di salute di comunità; di abbattere la logica delle prestazioni di mercato e della privatizzazione strisciante della sanità; di promuovere un lavoro comune tra le istituzioni del territorio: Comuni, Aziende sanitarie, scuola, lavoro, cultura, enti del Terzo settore. L’obiettivo condiviso da tutti è quello di mettere al centro la persona e lavorare al suo benessere globale, con un’attenzione non solo alla salute fisica, ma anche alle politiche del lavoro, della casa, alla cultura. “Abbiamo bisogno di ricreare un senso di comunità e solidarietà – ha detto Graziano Delrio, Deputato – ma a condizioni precise. Il primo modo di costruire comunità è sentire di appartenerle, abbiamo bisogno di “una cura” di una attenzione alle fragilità”. “Il 2020 ci ha mostrato quanto vale la salute, è necessario un cambiamento – ha precisato Sandra Zampa, Sottosegretario di Stato al Ministero della salute – perché per costruire comunità occorre giustizia sociale”. Mons. Matteo Maria Zuppi, Vescovo di Bologna: “Dobbiamo uscire dalla pandemia con un’idea di comunità rinnovata e con il coraggio di cambiare le evidenze che hanno mostrato le debolezze del nostro sistema e delle nostre scelte. La sfida dopo la pandemia sta in questo: accompagnare le fragilità in una rete di relazioni”.
“In molti territori italiani – ha detto don Giacomo Panizza – esistono esperienze vive di “Comunità Competenti” sui temi della salute, esperte di problemi e di proposte in materia, capaci di fronteggiare bisogni e di escogitare risorse concrete e partecipate”. “Il sistema di welfare deve imparare a investire sulla comunità, sulle famiglie, sulle persone e sui territori – ha precisato Angelo Righetti, psichiatra e fondatore della Res-Int”. “Noi stiamo chiedendo una riforma della spesa: da spesa a investimento – ha detto Angelo Moretti – il covid ha fatto saltare le strutture fragili del nostro welfare: i carceri, le scuole, le RSA. Laddove, invece, ha funzionato la sanità territoriale, il territorio è stato presidiato. Parliamo di welfare di comunità quando i legami sono la risposta, non le prestazioni: ma per quarant’anni abbiamo vissuto un welfare delle separazioni per cui il disagio è stato separato dall’agio, il privato è diventato “privato accreditato” che funzionava come “contoterzista” del pubblico e non “capitale sociale”. Ed è accaduto che gli “hub” del disagio sono quelli che sono esplosi per primi. La riforma – ha concluso Moretti – oggi si chiama Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, non dobbiamo pensare solo all’aumento della spesa, ma quel costo deve essere rigenerativo e non estrattivo. I 5400 Comuni sotto i 5000 abitanti, il 70 per cento dei Comuni d’Italia, non devono aspettare una nuova RSA, un nuovo ospedale o un nuovo presidio penitenziario: devono essere attori di legami di comunità che rendono resilienti di territori. E’ evidente che se continuiamo a dire che la spesa significa “nuove strutture” o nuovi “privati accreditati”, noi stiamo solo dicendo che aumenteranno i posti letto, ma non cambieremo di una virgola il welfare. Oltre a parlare di sanità dobbiamo parlare di comunità. E le comunità sono in mano ai Comuni”.
Comunicato stampa